La Bambina plastica, ovvero come una bambina può spiegare la disabilità a un adulto

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Che cos’ha quella bambina? chiedeva stamattina un bambino alla mamma, indicando una ragazzina sulla sedia a rotelle. La mamma, come spesso fanno gli adulti, si è confusa, ha borbottato qualcosa e ha cambiato discorso. Allora ho pensato di raccontare io, a quel bambino, la disabilità. Con gli occhi della bambina che ero. Mica tanto tempo fa, eh!
Quando andavo in campagna dai nonni, una volta che avevo sette anni, ero a fare merenda dalla Giuseppona.
La Giuseppona si chiamava così perché aveva tutto grande, ma proprio tutto: il naso gli occhi e le orecchie che uno poteva anche avere paura perché sembrava la nonna di Cappuccetto Rosso ma invece era buona ed era solo fatta così in grande, come se l’avessero stesa per il lungo e per il largo.
La Giuseppona, quando ci andavo, mi dava sempre da mangiare i rusticani che sono come delle prugne, ma piccole, e sono buonissime solo che fanno venire il mal di pancia e dopo fai una cacca tutta verde. La Giuseppona veniva giù da casa sua e siccome aveva anche la voce grossa urlava a mia nonna di lasciarmi andare a fare merenda. Perchè lei non aveva bambini e chiamava sempre quelli degli altri a dargli delle cose da mangiare. Io penso che a lei le sarebbe piaciuto avere dei bambini anche se ormai era troppo vecchia e casomai le sarebbero nati dei figli grandi e grossi, così si accontentava di quelli che c’erano lì vicino a casa sua.
Quel giorno che dicevo urlò a mia nonna che mi lasciasse andare che c’era anche una bambina che era sua nipote. La nonna mi disse che potevo ma di non disturbare e di non dare fastidio, mi raccomando. Mia nonna diceva sempre mi raccomando qualunque cosa facevo e non so che cosa voleva dire, ma siccome quando lo diceva il suo naso tremava tutto, capivo che era una cosa importante.
A casa della Giuseppona c’era la tavola apparecchiata con un gran cesto al centro pieno di pesche e rusticani e, seduta tutta vestita di rosa, una bambina così bella e pulita con delle mani così bianche che sembrava una fata. La bambina rosa si chiamava Annabella e la Giuseppona disse che era figlia di suo nipote e Annabella fece un gesto lentissimo con la mano, come se pesava un quintale e mezzo e mi strinse la mia dicendo con una voce strana e lenta, come se anche la voce era pesante “ciao”, ma ci mise un sacco di tempo a dire ciao, come ccccccciiiiiiiiiaaaaaaoooooo. Poi spostò la mano verso il cesto e prese una pesca e ci mise tanto di quel tempo a stringerla nel pugno che quasi mi addormentavo ma non potevo dormire perché come si muoveva era così bello che anch’io feci un movimento lento per prendere una pesca e come Annabella la lasciai cadere di mano.
Dopo non mi ricordo bene: la Giuseppona disse che mi dovevo vergognare a prendere in giro una povera bambina malata e mi portò giù da mia nonna tenendomi per una orecchia finché l’orecchia era diventata grande quasi come le sue e poi disse a mia nonna che avevo preso in giro sua nipote e poi tutte e due parlarono fitto fitto e si arrabbiarono prima tra loro e poi tutte e due con me e alla fine la nonna mi mise in castigo in camera mia, al buio. Mia nonna non mi metteva mai in castigo, solo proprio quando non avevo dato retta.
Mi venne a liberare il nonno, spiegandomi che forse non lo avevo fatto apposta ma Annabella aveva una malattia che si chiamava come che era “plastica” o “pastica” o un nome così e che lei si muoveva lentamente perché i suoi muscoli erano ammalati. Dato che era stata una brutta giornata non chiesi al nonno cos’erano i muscoli perché avevo già avuto troppe noie. Solo gli dissi che anch’io volevo essere plastica perché era una cosa bellissima e Annabella era la bambina più bellissima che avevo conosciuto nella mia vita. Il nonno mi fece una carezza sulla testa e disse, va bene, so che non volevi fare niente di male e accese la luce e mi portò fuori in cortile. Però io, mentre ero chiusa in camera in castigo, avevo fatto un sacco di esercizi per essere come Annabella e prendere una pesca come lei che forse è malata di plastica, ma è la bambina più bella del mondo.





